Le origini
Come per tutti gli sport, l’origine del calcio da tavolo è un gioco. La storia racconta che l’apparizione del Calcio da Tavolo risale agli anni venti, alla vigilia della crisi economica che colpì l’Inghilterra.
Il primo esperimento di miniaturizzazione del calcio vero e proprio viene messo in atto da alcuni marinai che, per ovvia mancanza di spazio, non potevano praticare il football sulle navi. Figure di calciatori in piombo e palla dalle dimensioni di una pallina di pingpong costituiscono il primo esempio di calcio da tavolo tramandatoci dalla tradizione.
Quando William Lane Keelings inventò il table soccer (Calcio da tavolo appunto), esistevano già altri giochi come il Blow Football ed il Shoot, ma mancavano di realismo. A Keelings va il merito di aver cercato di riprodurre il più fedelmente possibile le azioni di gioco del calcio vero e proprio.
Il primo calcio da tavolo prodotto da Keelings prevedeva materiali come bottoni, cartone, caucciù. Le porte erano in ferro e le linee del campo tracciate con il gesso e quindi esigevano continui ritocchi. Keelings ebbe l’idea di risolvere il problema del movimento del portiere grazie ad una asticciola con la quale lo si poteva manovrare da dietro la porta. Fu inoltre colui che per primo stabilì il tocco a punta di dito, che da quel momento divenne la prerogativa assoluta del gioco.
Il Newfooty
L’immediato successo del gioco porta Keelings a richiederne il brevetto con il nome di Newfooty nel maggio del 1929. Prende il via la produzione in serie.
La domanda è talmente alta da dover ripartire la fabbricazione dei vari componenti presso più imprese, sparse per tutta l’Inghilterra. Tutto fa capo a Kellings che provvede ad inscatolare ed alle spedizioni, in considerazione del fatto che fino agli anni ’50 il gioco si è venduto solo per corrispondenza.
La produzione aumenta giorno dopo giorno, il garage della casa di Keelings diventa la centrale operativa dell’azienda familiare che continua a produrre fino al 1939, interrompendosi causa guerra, per poi riprendere nel 1947.
Ma dopo la guerra si presentano le problematiche di ogni ripresa industriale post bellica. Cambiano fornitori, parte di materiale che prima veniva prodotto in Germania, ora viene prodotto in Francia. I nuovi campi, vedono l’introduzione della linea di tiro, una riforma regolamentare che cambierà per sempre il concetto di calcio da tavolo, allontanandolo un po’ dal calcio, ma rendendolo molto più difficile ed interessante.
Le basi delle miniature, in origine in un unico blocco, nel 1948, subiscono una modifica con l’aggiunta di una piattella di colore differente nella parte superiore, il che però porta ad uno squilibrio delle figurine che verrà risolto solo quattro anni più tardi con l’inserimento di una rondella di ferro nella base per equilibrare il peso e portare il baricentro della miniatura più in basso.
Il subbuteo
Nel 1949 fa la sua apparizione la plastica, dando il via a una nuova epoca per il calcio da tavolo.
A questo punto si mette in luce Peter Adolph, personaggio destinato a rivoluzionare il calcio da tavolo e ad entrare nella leggenda per tutti gli amanti del gioco. Appassionato di calcio e di ornitologia, egli trova che le miniature di Keelings ed il newfooty in genere pecchi di poco realismo.
Crea una nuova linea di calcio da tavolo che decide di chiamare hobby. L’hobby è una razza di falcone da lui molto amata e studiata. Ma gli viene proibito l’utilizzo del nome, e allora Adolph decide di adottare il nome in latino del falcone stesso, ovvero Subbuteo.
Probabilmente neanche lui stesso, che pure credeva enormemente in ciò che faceva, poteva immaginare che quel nome sarebbe diventato un vero è proprio cult per le generazioni a venire.
Depositato il brevetto e creata la società Subbuteo Sport Games, si presenta ovviamente il problema della quasi identicità tra subbuteo e newfooty. Dopo alcuni anni di convivenza, nel 1956, Keelings decide di ritirarsi e la compagnia Newfooty viene assorbita dalla Subbuteo.
Le prime competizioni agonistiche e l’ingresso della Waddington
Intanto gli appassionati del gioco iniziano a ritrovarsi per affrontare competizioni sempre più qualificate e ad ampio contesto geografico.
Il primo campionato nazionale di cui sono state ritrovate tracce è quello belga, nel 1948. Nei primi anni sessanta viene creata la prima federazione internazionale, denominata ETF (European Tischfussball Foderation), che organizza i primi campionati europei a Rotterdam in Olanda nel 1964.
Ormai il semplice gioco calcio da tavolo sta assumendo una connotazione sempre più sportiva e la Subbuteo inizia a preoccuparsi dell’indipendenza pretesa ed ottenuta dall’ETF nei confronti del marchio di fabbrica.
La Subbuteo verso la fine degli anni sessanta immette sul mercato le nuove miniature tridimensionali (quelle che conosciamo pure oggi, per intenderci), grazie all’intervento della Waddington, colosso inglese del giocattolo, che rileva da Peter Adolph il marchio subbuteo.
L’introduzione di questo materiale è la causa della rottura tra federazione e casa madre. In pratica la Waddington (promettendo anche una sovvenzione in denaro) pretende che la ETF obblighi tutti i suoi tesserati a giocare con le nuove miniature tridimensionali (poi diventate celebri con l’appellativo HW, heavy weight).
La ETF non accetta, in nome dello sport e della libertà di utilizzo del tipo di materiale. La Subbuteo, organizza così i primi campionati mondiali della storia, a Londra, nel 1970, indicandoli come mondiali Subbuteo, senza l’egida di nessuna federazione.
Ormai tra ETF e Subbuteo è rottura completa. Intanto le vendite del materiale subbuteo si moltiplicano giorno dopo giorno, il marchio subbuteo non è più solo legato al calcio, ma a una miriade di altri sport, come il rugby, l’hockey su prato, il cricket, fino ad arrivare allo snooker, allo speedway, ed altri ancora, tutti sport della tradizione anglosassone.
Ma il calcio da tavolo è di gran lunga quello che vende di più ed è per questo che l’immagine agonistica stimola a livello di immagine anche la Waddington, che dopo aver organizzato il secondo mondiale, in Germania nel 1974, ovviamente in concomitanza con i mondiali di calcio, crea, nel 1976, la FISA (Federation International Subbuteo Association), stanca di dover ogni volta “rubare” i giocatori alla ETF, di fatto unica federazione esistente.
Grazie alla presenza sempre più massiccia nelle case dei giovani del subbuteo e alla presidenza della federazione data in mano a grandi del calcio inglese, Bobby Charlton prima, ed il compianto Bobby Moore in seguito, la FISA, soprattutto in nazioni con un distributore molto forte (come proprio l’Italia con i Parodi), prende il posto della ETF, che comunque resisterà fino ai primi novanta.
I nuovi materiali Subbuteo
Nel 1980 la Subbuteo immette sul mercato le nuove miniature, poi definite LW, light weight. Per gli appassionati, che hanno amato le vecchie miniature è un duro colpo. La produzione sempre più in grande scala ha evidentemente aumentato l’aspetto industriale, e questo ha portato ad una riproduzione in macchina delle maglie delle squadre, facendo perdere quel sapore antico delle maglie dipinte a mano.
Oltre all’aspetto folcloristico, dal punto di vista tecnico l’alleggerimento della miniatura fa perdere alla stessa quelle caratteristiche tipiche delle HW, che hanno reso quel subbuteo un vero e proprio mito. In pratiche le squadre diventano ingiocabili.
L’avvento dei videogiochi da inoltre un duro stop alle vendite del subbuteo. Siamo a metà degli anni ottanta e le nuove leve sembrano apprezzare meno il caro vecchio subbuteo.
Le competizioni agonistiche continuano però senza soluzione di continuità, anzi, crescendo anagraficamente, si iniziano ad avere i primi focolai di volontà di distacco sempre maggiore dalla casa madre, completamente sorda alla richiesta di reinserire sul mercato materiale all’altezza. Di fatto ormai nelle competizioni ufficiali si giocava con materiali di dieci anni prima, e questo oltre ad essere assurdo per concetto, creava un divario sempre maggiore tra le vecchie glorie ed i giovani.
Gli anni novanta
Dopo anni e anni di immobilismo, nel 1992, scoppia una vera rivoluzione. Il plurititolato campione svizzero Willy Hofmann decide di produrre materiale alternativo al subbuteo.
Crea insieme ad un amico imprenditore la GSG (Global Sport Games), materiale da gioco altamente qualificato e dalla grande resa tecnica. Ovviamente i prezzi non sono minimamente concorrenziali con il materiale subbuteo, ma la possibilità di avere finalmente una squadra dalle caratteristiche tecniche superiori, spinge quasi la totalità dei giocatori all’acquisto.
Le nuove miniature, che prendono il nome di Sport Figures, hanno basi altamente sofisticate ed omini in polistirolo, sulla falsa delle vecchie flat figures subbuteo.
Insieme alle sport, viene prodotta anche la linea Toccer, veramente avveniristica, per via delle basi completamente cilindriche (simili ma più pesanti al Giocagol, prodotto in Italia dalla Arcofal a metà anni settanta). Miniature che scatenarono liti a non finire sulla loro regolarità, ma che poi vennero abbandonate dai giocatori in quanto non all’altezza.
Sempre nel 1992 nasce la FISTF(Federation of International Sports Table Football), federazione capace di unire la storica ETF, alla sempre più evanescente FISA. Si pensa che la Waddington per il Subbuteo non abbia più molte ambizioni. Invece sta semplicemente affrontando la vendita.
La Hasbro
Nel 1994 la Waddington dunque vende l’intero pacchetto Subbuteo al colosso americano Hasbro, numero uno mondiale nel campo dei giocattoli. La prima iniziativa della Hasbro è la creazione di una nuova linea di basi, finalmente all’altezza, unita un una attività promozionale in grande stile. Ma all’entusiasmo iniziale, interviene subito un po’ di scetticismo, visto lo scarso riscontro commerciale.
A dire il vero le vendite non sono poi così basse, ma evidentemente le aspettative della Hasbro erano molto alte.
I nuovi produttori indipendenti
Nonostante il ritorno del subbuteo nei negozi e la volontà iniziale della Hasbro di rientrare come unico produttore, la nascita della GSG (che a dire il vero sparirà dal mercato dopo pochi anni), scatena il desiderio di molti giocatori di creare nuove frontiere sul campo dei materiali.
Nascono così alcuni produttori artigianali, dei quali il primo ad entrare prepotentemente nel movimento è un italiano trasferitosi in Germania, che crea la Profibase, linea di prodotti per il calcio da tavolo, rivolto esclusivamente all’aspetto agonistico.
Viene coniato in questi anni il concetto, letteralmente non molto corretto, di base professionale. La Profibase ha il merito di non avere un solo tipo di base, ma più modelli, una ventina circa, per permettere ad ogni giocatore di trovare la miniatura che più si confà con le proprie caratteristiche tecniche.
In quegli anni si creano nuove basi a Malta, in Inghilterra, addirittura in Canada, ma è l’Italia il paese in cui ci si scatena maggiormente nella ricerca di nuovi materiali, sempre più all’avanguardia.
Sul finire degli anni novanta apre la azienda Astrobase, che oltre a fornire materiale professionale, dapprima, in collaborazione con i Parodi, riporta il subbuteo nei negozi, grazie alla licenza concessa dalla Hasbro. E’ il subbuteo dalle scatole nere, molto eleganti, ma forse di meno presa rispetto al classico verde.
Terminata la licenza, Astrobase e Parodi immettono sul mercato due ulteriori linee di calcio da tavolo, Soccer 3d e Zeugo.
Intanto un altro produttore di materiale professionale si impone all’attenzione del movimento. Nel nuovo millennio si inserisce nel mercato anche Extreme Works, allarga ancor di più il concetto di professionale, costruendo una base del tutto innovativa che ha subito un buon successo.
Il ritorno dei materiali tradizionali
Nel secondo decennio degli anni duemila c’è un clamoroso ritorno alle miniature degli anni settanta, le HW. È un fenomeno quasi esclusivamente italiano basato principalmente dal ritorno di molti alla vecchia passione adolescenziale.
Nascono quindi molti movimenti rivolti esclusivamente a quel preciso periodo storico, quello cioè che ha visto il boom del gioco tra i giovani.
Si ripristina il termine Subbuteo, lasciando il corretto nome di calcio da tavolo all’aspetto agonistico, che a quel punto viene spesso indicato con l’acronimo cdt. Il numero di persone è tale da spingere la federazione italiana (la FISCT) ad inserire una categoria parallela, che con gli anni coinvolge anche molti giocatori già presenti nell’ambiente agonistico.
Nel giro di pochissimi anni nascono ulteriori nuovi produttori di materiale “old”, Top Spin, Replay e altri ancora, snaturando un po’ il concetto iniziale che vorrebbe materiale originale di quegli anni ma, al tempo stesso, dando a tutti la possibilità di immettersi nell’ambiente senza dover fare acquisti “stellari” di squadre dell’epoca o a ripulire cantine e solai.
Per le regole si è creato un regolamento legato al passato ma aggiornato in alcuni punti. Da qualche anno quindi in panorama nazionale italiano è diviso in due categorie, il calcio da tavolo e il subbuteo tradizionale, fatto che ha creato qualche difficoltà nell’approccio per i nuovi adepti, ma ha permesso il rientro di molti appassionati che hanno con più facilità trovato la loro strada esattamente da dove l’avevano interrotta in gioventù.
Le opinioni ovviamente sono contrastanti tra i vari giocatori già presenti nel circuito, in fin dei conti il gioco è lo stesso, lo stesso Subbuteo era indicato come calcio da tavolo sulle confezioni, a parte proprio in Italia, dove si preferì la definizione calcio in miniatura, particolare che dopo tanti anni non appare più di poco conto.